La leggenda narra che Enrico IV di Navarra, nel 1600, decise di aprire i cancelli del suo parco reale alla popolazione affamata, permettendole di cibarsi di erbe selvatiche.
Per gratitudine, la popolazione gli dedicò una pianta: quel gradevolissimo spinacio selvatico che ogni cucina montana conosce (Chenopodium bonus-henricus, o Buon Enrico), nutriente e molto ricco di ferro e vitamina B1.
Tempo di preparazione | 30 minuti |
Tempo di cottura | 10-15 minuti |
Porzioni |
persone
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- 1 marmitta Buon Enrico foglie
- 4 Uova
- 30 gr Parmigiano grattugiato
- 20 gr Pecorino grattugiato
- qb sale rosa
- qb pepe nero
- 50 gr Yogurt di Kefir oppure yogurt intero
- 4 cucchiai Olio evo
- 1 spicchio Aglio
- 1 peperoncino
- qb Salamino piccante
Ingredienti
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Il Buon Enrico, chiamato in dialetto bergamasco “Parüch” o “Farinel”, è un’erba tipica della montagna, ricca di ferro tanto da essere anche definita “spinacio selvatico”.
E’ facile raccoglierlo vicino alle baite, in prossimità delle malghe e delle cascine e le sue foglie verdi triangolari al tatto sono farinose.
Io me lo sono procurato in montagna, piantandone poi le radici nel mio giardino ed ora ne gusto il buon sapore in diversi momenti dell'anno, soprattutto cucinandolo con i pizzoccheri!
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